
Giacomo Scarpellini
Diplomato presso l’accademia Carrara di belle arti frequentando la facoltà di pittura
Principalmente scultore autodidatta, Per giungere al concetto di frammento è stato necessario compiere una serie di passaggi: riempire di gesso il calco, dopo averlo fatto asciugare, procedere quindi con l’apertura del negativo, il quale, dopo una discreta fatica nell’operazione di apertura, permette di far emergere il positivo.
Il risultato finale, appare quale una scultura della forma da me desiderata.
La scultura si mostra come un frammento, una forma, volutamente incompleta, di una determinata parte anatomica. In un secondo momento, la scultura viene ritoccata “rovinandone” alcuni dettagli, ossia raschiando con un uncino o staccando in maniera grezza alcune sue parti, per esempio grazie all’utilizzo del martello. Tale processo permette ai miei lavori di assumere l’aspetto del frammento. L’intento è quello di donare alla forma l’aspetto di rudere rovinato e antico, ma preservando comunque gran parte delle sue particolarità, spesso dovute ai dettagli degli indumenti precedentemente calcati (bottoni, cintura, texture del tessuto, ecc…). In conclusione, all’occhio dell’osservatore apparirà una scultura frammentaria e rovinata, quale un rudere di epoca antica; ma la vera identità della sua genesi è osservabile nel suo “abbigliamento” e nella sua “posa”, elementi che la rendono “attuale”, in un gioco di rimandi tra antico e contemporaneo.
Nel mio percorso scultoreo c’è un forte desiderio di richiamo alla classicità; in particolare, nella ricerca delle forme e nel fascino di un’incompletezza dovuta al trascorrere del tempo e al deteriorarsi inevitabile della materia. Non miro a copiare o citare l’arte classica riproducendone forme, pose, i soggetti, i materiali o le vicende narrate nel mito o nella storia, ma prendo solo spunto dalle diverse opere antiche, spesso frammentarie, che sono giunte sino a noi. L’obbiettivo è attualizzarle, rivestendole con abiti contemporanei e ambientandole in scene tratte dalla quotidianità: questo dovrebbe far “scattare” la reazione mnemonica nell’osservatore.
In seguito, sarà l’osservatore ad immedesimarsi, eventualmente, nell’opera stessa, trovando così la possibilità di immaginare l’opera nella sua interezza formale.
L’osservatore attento coglierà infatti nella “classicità” un punto di partenza, giungendo poi a percepire tutti gli elementi della quotidianità contemporanea.
Tale concetto risulta chiaramente espresso nelle parole di Salvatore Settis: In questo senso, le rovine sono al tempo stesso una potente epitome metaforica e una testimonianza tangibile non solo di un defunto mondo antico, ma anche del suo intermittente e ritmico ridestarsi a nuova vita. Perciò il senso delle rovine, tanto centrale nella memoria culturale europea dal Medioevo ad oggi, può essere usato in questo contesto come una cartina di tornasole.
è stata proprio la grande statuaria bronzea dell’antichità a stimolare maggiormente la mia creatività e fantasia. Ho sempre considerato inarrivabili rispetto a qualunque altra tecnica o pratica artistica, anche contemporanea, i rari bronzi a noi giunti dal mondo antico, sia per la difficoltà di realizzazione di tale processo scultoreo, che per l’innegabile rischio che la pratica della scultura in bronzo comporta. a livello cromatico il bronzo ha sempre attirato il mio interesse per le sfumature, le ombre e la luce che questo nobile materiale riesce a ricreare donando vita ad un oggetto inanimato.
collettive:
- La sinossi del silicio, 2019 – GAMeC, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo
- Gran Premio Arcadia, II edizione, 2021 – Arcadia Art Gallery, Milano
- Arte e Moda, VII edizione, 2022 – Arcadia Art Gallery, Milano
- nous, 2022 – laboratorio 31 Art Gallery, bergamo
- Autoritratto presenza assenza, 2022 – laboratorio 31 art gallery, bergamo
“Alla base di ogni mia scultura c’è un desiderio di ricerca: dell’espressione dell’uomo, nelle sue azioni quotidiane e nelle emozioni che a queste susseguono.”